Camillo Valle

Ospite In Laguna #2

19 aprile – 24 maggio 2025

Il mio altro cuore
di Francesca Cattoi

 

Per il secondo appuntamento di OIL#2 abbiamo deciso di confrontarci con il peso leggero e la fluidità delle immagini in movimento pur mantenendo un forte legame, anche questa volta con la storia e la rappresentazione di Venezia. Se con Valter Cerneca, il dialogo era affidato alla pietra e alla sua lavorazione tra l’Istria e Venezia, i cortometraggi di Camillo Valle (Latisana, UD, 1981), regista e produttore cinematografico, rispecchiano la mobilità dell’acqua lagunare e la sua inafferrabilità. All’interno della lunga produzione abbiamo selezionato una serie di sei opere realizzate tra il 2009 e il 2024. Cinque: Ti sa Miga, 2009; Super-8 Mon Amour, 2017; The Stones of Venice, 2018; I canti del pescatore d’acqua, 2022 e Nati col salso sui ossi, 2024 (vincitore del premio Passinetti all’interno della 78. Mostra Internazionale del Cinema) sono stati visibili nel piccolo spazio di un iPad esposto in vetrina, mentre Sobre Salvajes, 2019, ha trovato il suo posto nella stanza interna dell’Atelier Vanessa Milan ed è stato proiettato in loop nella sua versione digitale sulla parete grande.
Alla base del progetto OIL# c’è lo scambio tra chi ospita e chi è ospitato e l’attivazione su un piano creativo della collaborazione così da ottenere una manipolazione, se non una produzione originale, delle opere di Milan e dell’ospite. Gli intrecci tra Vanessa e Camillo sono stati, quindi, sollecitati e si presentano in diverse forme. Dalla scansione delle incisioni su carta idrografica della laguna veneziana realizzate da Milan nel 2022, Camillo ha ricavato dei brevi close-up che si inseriscono tra i cinque video della vetrina: questi punteggiano la visione alludendo al rapporto con l’acqua, la voga, la laguna. Il suono, sempre presente nei corti di Camillo, è qui una folata di vento, quella che avvertiamo su un vaporetto o una barca o da distante con gli occhi rivolti al mare, all’orizzonte.
Vanessa, invece, ispirandosi ai corti e alle storie narrate, ha realizzato tre incisioni originali dedicate alla voga, una delle quali ha condiviso lo spazio della vetrina, mentre le altre due sono allestite all’interno del negozio/atelier, affianco ad una delle incisioni realizzate per OIL#1. Inizia, così, una piccola collezione di ricordi lasciati dalla visita dei due amici, che si andrà ad intersecare nel tempo con la produzione di Vanessa.
Infine, nella sala interna, il corto Sobre Salvajes che viene proiettato al buio sulla parete, dove una lastra di metallo prelavorata da Vanessa, riceve il video di Camillo e gli restituisce tridimensionalità e intensità cromatica.

Nella sua ricerca iconografica, poetica e sonora, Camillo Valle raccoglie materiale che lo emoziona e incuriosisce e che rimane lì fino a quando non arriva il momento per utilizzarlo come colonna sonora della pellicola. Così è successo con Sobre Salvajes, la poesia che Gustavo Pereira ha scritto nel 1999, come prolusione letta davanti all’Assemblea Nazionale Costituente che introduceva i diritti culturali riconosciuti alle popolazioni indigine nella Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Nel film, questa poesia viene recitata in lingua originale da una voce femminile, che contribuisce a rendere ancora più commovente il testo:

Los pemones de la Gran Sabana llaman al rocío
chiriké-yeetakuú, que significa saliva de las estrellas;
a las lágrimas enú-parupué, que quiere decir guarapo de los ojos, y al corazón yewán-enapué: semilla del vientre.

Los waraos del delta del Orinoco
dicen mejokoji (el sol del pecho) para nombrar al alma.
Para decir amigo dicen ma-jokaraisa: mi otro corazón.
Y para decir olvidar dicen
emonikitane, que quiere decir perdonar.

Los muy tontos no saben lo que dicen.
Para decir tierra dicen madre.
Para decir madre dicen ternura.
Para decir ternura dicen entrega.

Tienen tal confusión de sentimientos
que con toda razón
las buenas gentes que somos
los llamamos salvajes.

I Pemons della Gran Sabana chiamano la rugiada Chirïke-yeetakuú, che significa Saliva delle Stelle;
chiamano le lacrime Enú-parupué che significa succo degli Occhi, e il cuore Yewán-enapué: Seme del ventre.
I Warao del Delta dell’Orinoco dicono Mejokoji (Sole del Petto) per dare un none all’Anima.
Per dire amico dicono Ma-jokaraisa: il mio altro cuore.
E per dire dimenticare, dicono: Emonikitane,
che significa perdonare.

Gli sciocchi non sanno cosa dicono:
Per dire Terra dicono Madre
Per dire Madre dicono Tenerezza
Per dire Tenerezza dicono Dono.

Hanno una tale confusione di sentimenti
che, giustamente,
brave persone quali siamo,
noi li chiamiamo selvaggi.

La poesia esprime quanto sia importante rimanere aperti verso gli altri, imparare a vedere con i loro occhi e le loro parole. Per noi quindi questo cortometraggio e questa poesia diventano regali che arricchiscono il nostro bagaglio culturale. Girato in Messico, Sobre Salvajes è stato proiettato in diversi festival cinematografici nazionali e internazionali e ha trovato la sua strada fino all’Atelier Milan.
Sebben l’acqua sia protagonista anche in questo corto, c’è una distanza di luogo con gli altri film presentati in vetrina, che sono dichiaratamente rivolti a Venezia. Sondare la storia e la rappresentazione di questa città è senz’altro un ottimo modo per trattenere l’esperienza dell’ospitalità che si rinnova ad ogni appuntamento e che diventa occasione di approfondimento della sua conoscenza e che ci porta a ripercorrere le tappe letterarie e artistiche avvenute a Venezia. Questa volta è stata la lettura di Fondamenta degli Incurabili di Iosif Brodskij nella versione Adelphi del 1991 (quella del 1989 andò subito esaurita). O The Passenger. Venezia, Iperborea, 2023, che ne indaga l’attualità, tra turismo di massa e resistenza cittadina, dagli impianti dell’ecocentro Veritas di Fusina, alla resistenza del gruppo Poveglia per tutti, alle storie di stranieri che hanno deciso di vivere qui e di studenti che sperano di viverci.
Il libro di Brodskij, premio Nobel per la letteratura nel 1987, sembra essere una di quelle letture imprescindibili e alle quali arrivi prima o poi. Io l’ho fatto attraverso un resoconto di viaggio di Finn-Olaf Jones letto su Internazionale, n. 1606, 21 marzo 2025. Trovo citazioni anche nel testo scritto da Chiara Valerio per The Passenger, dove è consigliato anche da Andrea Molesini come viatico essenziale per capire Venezia. Leggendolo, capisco perché: racconta Venezia d’inverno, una Venezia di più di trent’anni fa, misteriosa, decadente, ostile. Ma soprattutto parla dell’acqua e così trascrivo qualcosa frase, e scelgo quella di p. 66: “Forse l’arte è semplicemente la reazione di un organismo di fronte alle proprie limitate capacità ritentive. In ogni modo tu obbedisci all’ordine e impugni la macchina fotografica per soccorrere le tue cellule cerebrali e la tua pupilla”. Se sostituiamo a “macchina fotografica” le parole “macchina da presa” e “lastra per incisione”, possiamo dire che anche Valle e Milan contribuiscano con il loro lavoro a sostenere la nostra memoria con immagini di Venezia che ne arricchisco il nostro ricordo.

Il rapporto con l’acqua, a Venezia è anche fisico. Possedere una barca, un barchino, è una faccenda quotidiana. La voga, è diventata un filo rosso del progetto, visto che Vanessa ha da poco iniziato un corso per imparare a vogare e Camillo si occupa di restaurare le barche e insegnarne le tecniche. Infatti, il giorno dell’inaugurazione ha portato a sorpresa una forcola, che ha trovato il suo posto per un breve periodo in vetrina, simbolo di una quotidianità forse non perduta, ma riconquistata per godersi il mare e la città da un altro punto di vista.
Nell’allestimento pensato per questo appuntamento, anche le piante hanno trovato un lor posto. Vanessa le tiene in negozio e all’esterno come decorazione, per cui li abbiamo utilizzati come elementi di raccordo tra i vari momenti dell’esposizione, qualcosa che vivesse come noi attraverso l’acqua. Acqua che, nelle parole di Brodskij a p. 108: “è uguale a tempo, e l’acqua offre alla bellezza il suo doppio. Noi fatti d’acqua, serviamo la bellezza allo stesso modo. Toccando l’acqua, questa città migliora l’aspetto del tempo, abbellisce il futuro.”